Negli ultimi anni, l’Italia ha assistito a una trasformazione profonda nelle abitudini alimentari, con una crescente attenzione alla sostenibilità e alla salute. Secondo il recente studio condotto dal Pulsee Luce e Gas Index, in collaborazione con NielsenIQ, emergono interessanti tendenze che delineano il futuro del modo di mangiare di noi italiani.
In crescita l’attenzione per la sostenibilità anche a tavola
Uno dei cambiamenti più significativi riguarda l’apertura verso nuove fonti proteiche, come la carne vegetale e sintetica. I dati rivelano che circa il 30,4% degli italiani è pronto ad abbracciare la carne vegetale nel futuro, con una maggiore predisposizione tra i giovani, con il 40,7% della fascia di età tra i 18 e i 25 anni. Per quanto riguarda la carne sintetica, il 22,5% degli italiani si mostra favorevole all’acquisto, con un picco del 38,7% nella fascia 26-35 anni e un minimo del 9,9% tra i 56-65 anni.
Le motivazioni dietro questa nuova tendenza alimentare riflettono una crescente consapevolezza ambientale e un desiderio di migliorare le proprie abitudini alimentari. Il rispetto per la vita animale, la riduzione dell’impatto ambientale (39%) e la possibilità di ridurre il consumo di carne tradizionale senza rinunciare al gusto (29,8%) sono tra i principali fattori che spingono verso il consumo di alternative vegetali e sintetiche.
Tuttavia, non mancano le preoccupazioni. Molti italiani esprimono perplessità sulla sicurezza di questi prodotti sulla salute umana nel lungo periodo (51,5%), sui prezzi elevati (40,2%) e sulle questioni etiche legate alla manipolazione genetica (39,4%).
Allo stesso modo, gli alimenti ricavati dagli insetti, nonostante il loro potenziale nutrizionale e ambientale, suscitano ancora resistenze, con solo il 15,1% degli italiani disposti a provarli. Le preoccupazioni riguardo “alla sicurezza e all’igiene” (45,1%) e “al gusto e alla consistenza poco appetibili” (41,2%) rappresentano le principali barriere da superare per promuovere una maggiore accettazione di questa risorsa alimentare.
Inoltre, grazie all’indagine sono state individuate le caratteristiche che rendono un prodotto alimentare “sostenibile” secondo gli italiani: se è dotato di “imballaggio plastic free o riutilizzabile” (55,3% del campione), “se è di “origine locale/km0” (53,7%) oppure se è “di stagione” (48,5%). Questi dati riflettono una crescente sensibilità verso la riduzione dell’impatto ambientale e il supporto all’economia locale.
Benessere personale, salute, sostenibilità e rispetto per gli animali spingono verso diete non onnivore
Interrogando il campione sul grado di consapevolezza delle linee guida per una sana alimentazione, ne è emerso che il 59,4% degli italiani ritiene di averne una buona conoscenza (74,1% nel caso della fascia 18-25 anni e 40,5% per gli over 66), indicando la scuola come fonte d’informazione più importante (36,8%). Tuttavia, nonostante la consapevolezza dell’importanza di una dieta equilibrata, una percentuale significativa della popolazione presta poca attenzione all’apporto calorico (24,3%) e alle informazioni nutrizionali sugli alimenti (19,9%).
L’uso di integratori alimentari per bilanciare la dieta risulta limitato (38,4%), con una maggiore diffusione di integratori vitaminici (63,7%) e minerali (51,8%). I “superfood” sono conosciuti solo da una minoranza (18,3%), anche se alimenti come la frutta secca, le verdure a foglia, le crucifere e i frutti di bosco sono ampiamente consumati.
Per quanto riguarda i regimi alimentari, la maggioranza degli italiani adotta una dieta onnivora (80,3%), anche se c’è un crescente interesse per diete flexitariane (principalmente vegetariane ma con sporadico apporto di carne), vegetariane e vegane (12% in totale), spinte da motivazioni legate al benessere personale (41,4%), alla salute (37,4%) alla sostenibilità (39,4%) e al rispetto per gli animali (30,3%, con il dato che oscilla dal 61,5% nella fascia 18-25 anni al 12,5% in quella 46-55 anni).
Lo spreco alimentare resta un problema importante
Lo spreco alimentare rimane un problema significativo: il 73% degli intervistati dichiara di non farlo quasi mai, il 25,6% qualche volta. Tra i fattori più influenti vi sono la cattiva conservazione degli alimenti (43,1%), la quantità troppo abbondante di cibo che viene cucinato (28,4%), la errata pianificazione dei pasti rispetto alle date di scadenza (24,2%) e l’acquisto eccessivo di alimenti non consumati in tempo (22,4%). Tuttavia, c’è un numero crescente di persone consapevoli del problema e impegnate in iniziative contro lo spreco alimentare (34,8%).