An oil pump in the oil field in Burgos, located in the north of Spain, Castilla and Leon
gas fossile

Nel contesto attuale, caratterizzato da una crescente consapevolezza ambientale e dalla necessità di ridurre le emissioni di gas serra, l’Italia si trova di fronte a una sfida cruciale: quella di ridurre la propria dipendenza dal gas fossile e abbracciare una transizione verso fonti energetiche più sostenibili.

L’impatto della crisi economica post-Covid e le tensioni geopolitiche hanno portato a un significativo ridimensionamento delle importazioni di gas russo, che da anni copriva una parte rilevante del fabbisogno italiano. Tuttavia, non sono le fonti rinnovabili a compensare questa diminuzione, ma piuttosto un cambiamento nei fornitori, con l’Algeria che ora rappresenta una quota consistente delle importazioni nazionali.

La dipendenza italiana dal gas fossile

Secondo un’analisi condotta da Carlo Cottarelli e Leoluca Virgadamo per l’Osservatorio sui conti pubblici italiani, il 41% del gas consumato in Italia proviene dall’Algeria, mentre le importazioni da altri Paesi come il Nord Europa e l’Azerbaigian sono aumentate. «I principali Paesi da cui importiamo il Gnl sono il Qatar, gli Stati Uniti e l’Algeria. Tenendo conto del Gnl, l’Algeria ora rappresenta di gran lunga il maggior fornitore di gas naturale per l’Italia: la sua quota è simile a quella che aveva la Russia prima del 2022» spiega l’Osservatorio.

Sebbene questo cambiamento possa far pensare a una riduzione della dipendenza russa, in realtà, l’Italia continua ad essere fortemente dipendente dalle fonti fossili. Anche considerando l’incremento delle importazioni da altri Paesi, il consumo complessivo di gas fossile nel nostro Paese rimane sostanzialmente invariato.

Il problema più grande, però, non è tanto il cambio di fornitore quanto la dipendenza stessa dal gas fossile. La produzione interna di gas è in costante declino, e le risorse disponibili sul territorio italiano sono insufficienti a coprire la domanda nazionale. Anche con le aperture del Governo Meloni verso l’estrazione interna, la produzione nazionale continua a diminuire, rappresentando solo una piccola percentuale del consumo totale di gas.

Un problema aggirato anziché risolto

L’obiettivo di ridurre a zero le importazioni russe entro l’anno può sembrare realizzabile, ma non è ciò che dovrebbe essere al centro dell’attenzione. Piuttosto, l’Italia dovrebbe concentrarsi sulla transizione verso fonti energetiche rinnovabili e la riduzione dei consumi di energia. La soluzione non è cercare nuove fonti di gas fossile da altri fornitori, ma investire massicciamente nelle energie rinnovabili, come il solare, l’eolico e l’idroelettrico.

Tuttavia, questa transizione ecologica si scontra con numerosi ostacoli, tra cui complicazioni autorizzative, resistenze locali (le cosiddette sindromi Nimby e Nimto) e una generale lentezza nel processo di implementazione di nuovi impianti. Nel corso del 2023, ad esempio, sono entrati in funzione solo 5,7 GW di impianti rinnovabili, meno della metà di quanto sarebbe necessario per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030.