Auto termiche, il governo si oppone allo stop del 2035

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Il recente posizionamento del governo italiano, con la proposta di posticipare lo stop alle auto termiche previsto dall’Unione Europea entro il 2035, ha sollevato forti critiche da parte di organizzazioni ambientaliste e sindacali. Tra i firmatari del comunicato di dissenso vi sono Campagna Sbilanciamoci!, Filt Cgil, Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente, Transport & Environment e WWF.

Le contraddizioni del governo

Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, si sta facendo promotore di una richiesta che, secondo le organizzazioni ambientaliste, rallenterebbe la lotta contro il cambiamento climatico e ostacolerebbe la decarbonizzazione del settore automotive. La proposta di Urso non solo mira a posticipare lo stop alle auto termiche, ma anche a favorire i biofuels, creando così incertezza nel settore dell’automotive e mettendo a rischio la competitività dell’industria europea e la stabilità occupazionale.

Le organizzazioni firmatarie sottolineano inoltre l’incoerenza del governo Meloni, che da un lato si oppone all’elettrificazione del settore automotive in Europa, mentre dall’altro sigla accordi di collaborazione con la Cina, leader mondiale nella mobilità elettrica. Questa apparente contraddizione rende poco attraente il mercato italiano per investitori stranieri e rischia di esacerbare la crisi già in atto nell’industria automobilistica nazionale, che ha registrato un calo della produzione del 35% nei primi otto mesi del 2023.

Le conseguenze sul settore delle auto e l’occupazione

Secondo le organizzazioni ambientaliste e i sindacati, ritardare la transizione verso le auto elettriche e la decarbonizzazione non solo mette a rischio la lotta contro i cambiamenti climatici, ma potrebbe avere un impatto devastante sull’occupazione nel settore. L’industria automobilistica italiana sta già affrontando una crisi significativa, con migliaia di lavoratori in cassa integrazione, e le scelte politiche attuali rischiano di aggravare ulteriormente la situazione.

In vista delle manifestazioni e degli scioperi previsti nei prossimi mesi, il comunicato invita il governo a cambiare rotta e a sostenere attivamente la transizione ecologica attraverso investimenti mirati e misure di supporto finanziario, come già suggerito dal report di Mario Draghi. Solo così sarà possibile garantire un futuro sostenibile e competitivo per l’industria automobilistica italiana, preservando al contempo i posti di lavoro.

I rischi per l’economia e l’ambiente

La sfida della decarbonizzazione rappresenta una delle priorità globali, e i principali attori economici mondiali stanno investendo in tecnologie a basse emissioni. Restare indietro significa mettere a rischio non solo l’ambiente, ma anche lo sviluppo economico e l’occupazione. Le organizzazioni firmatarie del comunicato sottolineano che la crisi del settore automobilistico italiano non è stata causata dalla transizione verso l’auto elettrica, ma da una mancanza di visione strategica e investimenti adeguati.

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