Le temperature globali stanno raggiungendo nuovi massimi e le emissioni di gas serra continuano a crescere. Secondo un recente rapporto del programma delle nazioni unite per l’ambiente, gli attuali impegni previsti dall’accordo di Parigi potrebbero portare a un aumento delle temperature tra i 2,5 e i 2,9°C entro questo secolo. Questi dati evidenziano l’urgente necessità di adottare azioni climatiche più incisive.
Tra pochi giorni, quasi 200 nazioni si riuniranno al COP28 per concludere il primo Global Stocktake, un inventario globale che valuterà i progressi nel contrastare i cambiamenti climatici. In questo contesto, i satelliti giocano un ruolo chiave nel monitoraggio delle emissioni e nel supportare politiche climatiche più efficaci.
Il ruolo dell’osservazione satellitare nel monitoraggio climatico
I satelliti sono strumenti fondamentali per monitorare i cambiamenti climatici. Forniscono dati preziosi su scala globale e permettono di osservare anche le aree più difficili da raggiungere del pianeta. Come afferma Simonetta Cheli, direttrice dei programmi di osservazione della Terra dell’ESA, “non possiamo gestire ciò che non possiamo misurare”. Le osservazioni satellitari non solo segnalano i cambiamenti climatici in atto, ma forniscono anche previsioni e informazioni utili per pianificare strategie di mitigazione.
I dati raccolti dai satelliti sono essenziali per valutare i progressi verso gli obiettivi dell’accordo di Parigi, che mira a mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C e, se possibile, limitarlo a 1,5°C.
L’importanza del Global Stocktake e l’accordo di Parigi
Il Global Stocktake, iniziato con l’accordo di Parigi del 2015, è uno strumento fondamentale per valutare i progressi globali verso la riduzione delle emissioni e l’adattamento ai cambiamenti climatici. I primi risultati, pubblicati a settembre, indicano che il mondo è ancora lontano dal raggiungere gli obiettivi prefissati e sottolineano l’urgenza di intensificare gli sforzi.
Durante la COP28, i paesi dovranno decidere come sfruttare i risultati dell’inventario per accelerare le loro strategie di riduzione delle emissioni. L’azione efficace e tempestiva è fondamentale per evitare che la temperatura globale superi la soglia critica di 1,5°C.
Dati satellitari per ridurre le emissioni di gas serra
Attualmente, i rapporti sulle emissioni di gas serra sono basati su inventari nazionali, che utilizzano fattori di emissione e statistiche nazionali. Tuttavia, per migliorare la precisione di questi inventari, l’IPCC incoraggia l’uso di dati satellitari, come quelli raccolti dalle missioni di Copernicus e dall’ESA.
Il progetto Regional Carbon Assessment and Processes (RECCAP-2) utilizza osservazioni satellitari combinate con modelli di inversione per tracciare le emissioni di gas serra, permettendo di identificare opportunità per ridurre ulteriormente le emissioni e migliorare la trasparenza nei rapporti nazionali.
Le nuove missioni satellitari per il monitoraggio delle emissioni
Oltre alla missione Copernicus Sentinel-5P, nuove missioni satellitari, come il Copernicus Anthropogenic Carbon Dioxide Monitoring (CO2M), verranno lanciate nei prossimi anni per monitorare più accuratamente le emissioni di anidride carbonica causate dall’uomo.
Questi dati saranno cruciali per valutare l’efficacia delle politiche di decarbonizzazione e aiutare i paesi a monitorare i progressi verso gli obiettivi climatici. Contribuiranno anche al secondo Global Stocktake, previsto per il 2028, e al Green Deal europeo, che mira a decarbonizzare l’economia dell’UE.
L’osservazione della Terra tramite satelliti è diventata una risorsa insostituibile nella lotta contro i cambiamenti climatici. Con l’avanzare della tecnologia e il lancio di nuove missioni, i dati satellitari continueranno a fornire informazioni vitali per i decisori politici e per tutte le nazioni impegnate a ridurre le emissioni di gas serra. I prossimi anni saranno cruciali per sfruttare al massimo queste informazioni e limitare il riscaldamento globale.