Banca Etica, insieme ad altre 16 banche leader della Global Alliance for Banking on Values (GABV), ha aderito all’iniziativa per un trattato di non proliferazione dei combustibili fossili. L’obiettivo è quello di domandare ai governi di tutto il mondo di compiere un significativo passo avanti nello sforzo globale per affrontare la causa principale della crisi climatica: la produzione e l’uso di petrolio, gas e carbone.
Un’iniziativa che coinvolge più di 100 Premi Nobel
L’iniziativa è guidata da un comitato composto da organizzazioni della società civile, movimenti indigeni, associazioni di giovani attivisti, esperti e accademici che chiedono ai Governi di negoziare un Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili (Fossil Fuels Non-Proliferation Treaty – FFNPT). Hanno già aderito 1.800 organizzazioni; 75 grandi città (tra cui Roma e Torino); 101 Premi Nobel; 570 membri di parlamenti; 3000 accademici. Alle imprese che aderiscono è richiesto di rendicontare e rafforzare il proprio impegno verso l’abbandono delle fonti fossili e la riduzione delle emissioni. La GABV è la rete delle banche più responsabili a livello sociale e ambientale del mondo: le istituzioni aderenti sono state tra le prime banche ad aderire al trattato. Le banche aderenti a Gabv che sostengono l’iniziativa per un Trattato sui combustibili fossili sono:
Una campagna globale per eliminare gradualmente i combustibili fossili
L’Iniziativa per un Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili è uno sforzo globale per promuovere la cooperazione internazionale per accelerare la transizione verso le energie rinnovabili per tutti; porre fine all’espansione di carbone, petrolio e gas e infine, eliminare gradualmente e in modo equo la produzione esistente. Il Trattato riflette ciò che la scienza dimostra essere necessario per affrontare la crisi climatica.
La proposta sta conquistando sempre più adesioni a livello globale. Il sostegno arrivato da diversi attori riflette l’urgente necessità di agire per fermare la proliferazione e iniziare a eliminare gradualmente l’uso di carbone, petrolio e gas – i principali motori della rapida accelerazione dell’emergenza climatica e della crescente disuguaglianza. Le banche aderenti alla GABV si uniscono ad altri soggetti interessati come l’Organizzazione mondiale della sanità, il Parlamento europeo e un gruppo crescente di 12 Stati che già chiedono un nuovo trattato internazionale per la transizione dal petrolio, dal gas e dal carbone.
Sebbene gli Accordi di Parigi abbiano fissato un obiettivo climatico globale cruciale, molti governi continuano ad approvare nuovi progetti nel settore del carbone, del petrolio e del gas. Il Production Gap Report 2023 dell’UNEP ha avvertito che i piani di estrazione di combustibili fossili minano le possibilità del mondo di raggiungere i nostri obiettivi climatici globali. Il rapporto rivela che, nonostante gli impegni sul clima, i governi prevedono ancora di produrre circa il 110% in più di combustibili fossili entro il 2030 rispetto a quanto sarebbe compatibile con la limitazione del riscaldamento globale a +1,5°C.
Il ruolo delle banche
Secondo il rapporto Banking on Climate Chaos pubblicato nel 2023, da quando è stato firmato l’accordo di Parigi, le banche mondiali hanno investito 5,5 trilioni di dollari nei combustibili fossili. Inoltre, un recente rapporto di Topo Finance ha rilevato che se le banche e i gestori patrimoniali più grandi degli Stati Uniti fossero un paese, sarebbero il terzo paese emittente al mondo, dietro Cina e Stati Uniti.
Alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP26 tenutasi a Glasgow nel 2021, le principali banche occidentali si sono impegnate a ridurre la propria impronta di carbonio e a investire in iniziative green, con l’obiettivo di raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050. Nonostante gli impegni, il rapporto tra i finanziamenti bancari per l’energia a basse emissioni di carbonio e quelli ai combustibili fossili non raggiunge gli obiettivi prefissati, come rivela una ricerca di Bloomberg NEF. Inoltre, le banche che hanno dichiarato impegni per azzerare le emissioni hanno continuato a concedere ingenti prestiti alle compagnie petrolifere, del gas e del carbone che stanno espandendo le loro attività legate ai combustibili fossili.
La finanza al servizio della transizione energetica
Nazzareno Gabrielli, direttore generale di Banca Etica ha dichiarato: “La finanza etica ha tra i suoi principali obiettivi quello di finanziare uno sviluppo che salvaguardi il Pianeta e contrasti i cambiamenti climatici. Per questo le banche etiche da sempre rifiutano di finanziare le fonti fossili e sostengono invece la produzione di energia da fonti rinnovabili, insieme a progetti di mitigazione dei cambiamenti climatici. Banca Etica – insieme ad altre istituzioni della Global Alliance for Banking on Values – ha deciso con convinzione di aderire all’impegno verso un Trattato di non proliferazione delle fonti fossili per migliorare ancora il proprio sforzo verso la salvaguardia del clima e per contribuire a innalzare l’attenzione delle istituzioni politiche internazionali e nazionali e dell’opinione pubblica rispetto all’emergenza climatica che richiede azioni globali molto più incisive di quelle messe in campo fin qui”.
David Reiling, presidente del GABV e amministratore delegato di Sunrise Banks, spiega che il settore finanziario globale deve svolgere un ruolo fondamentale riunendo la comunità imprenditoriale e spingendo verso la transizione dalla produzione di combustibili fossili. “Il Trattato sui combustibili fossili è un accordo vincolante, che segnala che le imprese sono pronte e disposte ad assumersi questo impegno. Firmando questo Trattato, stiamo livellando il campo di gioco e guidando una transizione globale ed equa per soddisfare il nostro Impegno Net Zero entro il 2050. Mi aspetto che un numero maggiore di banche e imprese firmi il Trattato e si unisca alla crescente iniziativa per passare a un futuro più pulito e sostenibile”.