Il Parlamento Europeo ha ufficialmente approvato la nuova direttiva sulle emissioni industriali, che stabilisce standard più rigorosi per gli allevamenti intensivi, i quali sono noti per la produzione di una serie di sostanze inquinanti come ossido di azoto, ammoniaca, mercurio, metano e biossido di carbonio. Con un responso di 393 voti favorevoli, 173 contrari e 49 astenuti, la direttiva rafforzata si estende anche agli allevamenti suinicoli che superano i 350 capi e quelli avicoli che superano i 280 polli o le 300 galline ovaiole.
L’Italia in contrasto con l’Unione Europea
Nella recente votazione dei ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Unione Europea sulla revisione della direttiva sulle emissioni industriali, l’Italia è emersa come l’unico Paese a opporsi alla decisione del Consiglio. Questo atteggiamento suscita polemiche e solleva interrogativi sulla priorità della tutela ambientale e del benessere animale nel nostro Paese.
La direttiva sulle emissioni industriali e gli allevamenti intensivi
La revisione della direttiva mira a estendere il suo ambito di intervento per includere le emissioni provenienti dagli allevamenti intensivi, tra cui quelli di maiali, polli e galline ovaiole. Ciò implica che tali allevamenti saranno soggetti a un monitoraggio più stretto e a sanzioni più severe in caso di violazioni delle normative ambientali. Le nuove regole avranno un impatto significativo su numerosi allevamenti di suini e pollame di dimensioni medio-piccole, con la conseguenza che sopravviveranno solo le aziende di grandi o grandissime dimensioni.
Il problema etico delle sofferenze animali
Matteo Cupi, Vicepresidente di Animal Equality Europa, critica aspramente il governo italiano per il suo voto contrario e per la mancanza di interesse nella tutela degli animali e dell’ambiente, “Il nostro governo si dimostra non solo ancora una volta tra i più retrogradi in Europa rispetto agli interventi necessari per limitare gli effetti disastrosi dell’inquinamento zootecnico, ma anche poco interessato a schierarsi contro le brutalità che gli animali sono costretti a subire a causa dello sfruttamento dell’industria”.
Oltre alle implicazioni ambientali, Cupi evidenzia il problema etico legato alle sofferenze inflitte agli animali negli allevamenti intensivi. “Il problema è anche di carattere etico – aggiunge Cupi – Milioni di animali allevati a scopo alimentare affrontano sofferenze estreme ogni giorno, ma il governo italiano si volta dall’altra parte, anche quando la maggior parte dei cittadini chiede chiaramente di porre fine a pratiche inaccettabili. È il caso dell’alimentazione forzata imposta a migliaia di anatre e oche per produrre foie gras in alcune nazioni dell’Unione Europea.” L’alimentazione forzata delle anatre e oche per la produzione di foie gras è solo uno degli esempi citati, sottolineando la necessità di una maggiore protezione del benessere animale.
La richiesta di intervento da parte dei cittadini
La petizione lanciata da Animal Equality, sottoscritta da oltre 94.000 persone, chiede al Ministro dell’Agricoltura italiano di sostenere il divieto di pratiche crudeli negli allevamenti alimentari in accordo con le politiche europee. Questa richiesta riflette il desiderio diffuso tra i cittadini italiani di maggiore tutela per gli animali e per l’ambiente.