Il Rapporto GreenItaly 2023, realizzato dalla Fondazione Symbola e Unioncamere, è giunto alla sua quattordicesima edizione e offre una visione panoramica sul ruolo della green economy in Italia. Il documento è stato redatto con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Importante è stato anche il contributo di Conai, Novamont, Ecopneus, European Climate Foundation, organizzazioni e un pool di oltre 40 esperti nella stesura del rapporto.
L’importanza della green economy per il Made in Italy
“Non possiamo permetterci le incertezze con cui procede l’attuazione dell’Agenda 2030. Anche in alcune politiche del nostro Paese – dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola. – Pensiamo al ritardo sulle energie rinnovabili. Sono 510 mila le imprese italiane che negli ultimi cinque anni hanno investito sulla green economy e sono 3,2 milioni i greenjobs. Accelerare gli investimenti nella transizione verde e nelle energie rinnovabili aumenta la stabilità finanziaria come dimostrano gli studi della BCE e della Banca D’Italia, dà forza al made in Italy, riduce i costi a medio termine per famiglie e imprese, rafforza la nostra indipendenza energetica. Siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro. Nel rapporto GreenItaly si legge un’Italia che va verso un’economia più a misura d’uomo che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori”.
La burocrazia ostacola la crescita delle rinnovabili
“GreenItaly, con i suoi numeri e le sue storie d’impresa – dichiara Andrea Prete, presidente Unioncamere – pone in chiara evidenza l’impegno del sistema produttivo italiano nella transizione verde. Grazie a un trend di investimenti aziendali nella direzione della sostenibilità ambientale che non si è arrestato neanche nei periodi di maggiori difficoltà – come quelli legati alla crisi pandemica e ai conflitti mondiali – da anni siamo infatti tra i paesi eco leader in Europa. Non sempre però le nostre imprese sono messe nelle condizioni di operare al loro meglio”. Prendendo il tema delle energie rinnovabili, il presidente Unioncamere rimarca che la “crescita è spesso rallentata da ostacoli burocratici: nel 2022 è stata installata una potenza da fonti rinnovabili pari a 3 GW, contro gli 11 della Germania e i 6 della Spagna, un dato lontano dal target di circa 8-9 GW all’anno da installare entro il 2030”.
Il Nord-Ovest guida la transizione verde
Il Nord-Ovest dell’Italia guida la rivoluzione verde con 598.250 attivazioni green nel 2022, segnando un +13,5% rispetto all’anno precedente. La crescita più significativa è stata nel Centro, con un aumento del +15,9%, mentre il Mezzogiorno ha registrato un +11,2%. Nel Nord-Ovest, il 39,2% delle assunzioni sono state per green jobs, seguito dal Nord-Est (35,4%), Sud e isole (32,7%) e Centro (31,7%). Analizzando la situazione su scala regionale, la Lombardia risulta essere la regione più dinamica, con 421.170 nuovi contratti green jobs attesi nel 2022 (+14,7% rispetto al 2021). Nelle prime quattro regioni (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Lazio) si concentra il maggior numero di contratti (51,9%).
In ambito locale la situazione non cambia. Milano si posiziona in cima alla classifica con 186.360 “contratti verdi” (186.360 pari al 10,3% del totale a livello nazionale e al 41% del totale delle attivazioni previste in provincia). Lo stesso capoluogo lombardo, insieme a Roma, Napoli e Torino, polarizza quasi un quarto delle nuove attivazioni green (24,9%). Ci sono comunque sorprese virtuose nei centri di medi e piccola dimensione. Infatti, l’incidenza più alta dei nuovi contratti green rispetto al totale si riscontra nelle province di Piacenza (52,2%), Caltanissetta (48,5%), Lodi (46,4%) e Frosinone (45,2%).
Italia leader nell’economia circolare
Dal rapporto GreenItaly emerge un tasso di riciclo del 83,4% nel 2022 per l’Italia, valore che supera di oltre 30 punti percentuali la media dell’Unione Europea (52,6%). Questo risultato pone il Belpaese come eccellenza rispetto ad altre grandi economie europee, davanti a Francia (64,4%), Germania (70%) e Spagna (59,8%). In più, l’Italia ha avuto un incremento di 10 punti percentuali nel tasso di riciclo dal 2010 al 2020, facendo meglio della media dell’UE (pari al +6%).
Lo studio evidenzia anche come, nel biennio 2020-2021, l’Italia ha potenziato la capacità di riciclo industriale, soprattutto nel settore cartario, promuovendo l’uso di materie secondare. Va inoltre segnalato che, nel 2022, è stato approvata la Strategia Nazionale per l’Economia Circolare, parte del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La strategia potrà accedere a risorse per 2,1 miliardi di euro, con l’obiettivo di migliorare la gestione dei rifiuti e l’economia circolare, incentivando così la transizione ecologica di imprese e cittadini.