Il nuovo Summit delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari (UNFSS+2), tenutosi a Roma il 24 luglio 2023, ha suscitato aspre critiche da parte di importanti organizzazioni italiane impegnate per il diritto al cibo e dai rappresentanti dei Popoli Indigeni. Queste voci denunciano l’influenza crescente delle multinazionali e dei loro intermediari all’interno delle Nazioni Unite. Il rischio è quello di privilegiare il profitto a scapito dell’interesse pubblico e delle esigenze delle comunità più vulnerabili. Vediamo quali sono le principali preoccupazioni espresse e le richieste di cambiamento avanzate da questi movimenti.
Il nuovo approccio multistakeholder e il rischio di controllo dei sistemi alimentari da parte delle multinazionali
Il vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari ha adottato un approccio multistakeholder, aprendo le porte ai grandi alle catene globali della distribuzione. Questa scelta ha sollevato forti critiche da parte delle organizzazioni italiane e dei Popoli Indigeni. Infatti, temono che ciò possa favorire un controllo eccessivo dei sistemi alimentari da parte delle multinazionali, a scapito della sovranità alimentare delle comunità locali e delle pratiche sostenibili.
La necessità di profonde trasformazioni strutturali per garantire la giustizia alimentare e ambientale
I movimenti mondiali per la giustizia alimentare, insieme ai Popoli Indigeni, hanno espresso la necessità di profonde trasformazioni strutturali nei sistemi alimentari globali. Invece di privilegiare il profitto, si richiede un approccio basato sulla promozione della biodiversità e dell’agroecologia, con filiere corte e comunità agricole che pongano l’interesse pubblico al centro, contrastando l’egemonia delle multinazionali della chimica e del cibo.
Le soluzioni proposte dai piccoli produttori e dai Popoli Indigeni per affrontare le crisi globali
I rappresentanti dei movimenti per la giustizia alimentare e dei Popoli Indigeni hanno ribadito che le soluzioni concrete ed efficaci per affrontare le crisi alimentari e climatiche sono già state elaborate da comunità in tutto il mondo. Queste soluzioni includono la sovranità alimentare, l’agroecologia, la rivitalizzazione della biodiversità, i mercati territoriali e l’economia sociale e solidale. Tali approcci non solo nutrono il mondo, ma promuovono anche la giustizia economica, sociale e di genere, la tutela dei diritti umani e la resilienza di fronte alle crisi.
Il rapporto di FIAN e l’appello per una revisione radicale dell’architettura globale della governance dei sistemi alimentari
Il Food First Information and Action Network – FIAN ha pubblicato un nuovo rapporto che sottolinea l’urgenza di una profonda revisione dell’architettura globale della governance alimentare. Questo rapporto sottolinea l’importanza di un processo decisionale che ponga al centro il diritto umano al cibo, garantendo partecipazione delle organizzazioni della società civile. Si tratta di un appello rivolto alle Nazioni Unite affinché ascoltino i movimenti sociali e i Popoli Indigeni e sostengano un futuro basato sull’agroecologia.
Il Summit delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari ha messo in luce importanti criticità riguardanti l’influenza delle multinazionali e la necessità di un cambiamento radicale nei sistemi alimentari globali. Le organizzazioni italiane e i Popoli Indigeni hanno espresso il loro sostegno a strategie concrete e sostenibili per affrontare le crisi globali. Inoltre, hanno ribadito la necessità di un approccio che privilegi l’interesse pubblico e la tutela dell’ambiente. Il rapporto di FIAN ha ulteriormente sottolineato l’urgenza di una revisione dell’architettura globale della governance alimentare. Ora spetta ai decisori politici ascoltare queste voci e adottare politiche più inclusive e sostenibili per garantire il diritto al cibo per tutti e la salvaguardia del pianeta.