Il PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) sembra non avere una visione chiara, è contraddittorio e, pur dicendo di voler perseguire la decarbonizzazione, prende per buoni molti diversivi per rallentarla. Questo è il giudizio espresso da importanti organizzazioni ambientaliste come WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport & Environment, alla lettura della sintesi inviata dal MASE a Bruxelles. In questo articolo, esamineremo le principali critiche e preoccupazioni sollevate da queste organizzazioni.
Obiettivi del PNIEC sulle rinnovabili elettriche
Gli obiettivi stabiliti dal PNIEC per le rinnovabili elettriche si fermano al 65% entro il 2030. Tuttavia, molte organizzazioni di settore, associazioni ambientaliste ed istituti di ricerca sostengono che si possa fare decisamente di più. Ad esempio, secondo uno studio commissionato da Greenpeace, Legambiente e WWF a ECCO e Artelys, si potrebbero installare addirittura 99 GW di nuova capacità complessiva di fotovoltaico ed eolico entro il 2030. Questo dimostra che gli obiettivi assunti dal PNIEC non sarebbero adeguati al percorso zero emissioni del sistema elettrico entro il 2035, come simulato nello studio ECCO-Artelys.
Rilievo eccessivo dato al gas naturale e alle infrastrutture connesse
Una delle principali preoccupazioni riguarda il ruolo troppo rilevante assegnato al gas naturale nel PNIEC. Il gas naturale è un combustibile fossile costituito principalmente da metano, un gas con un potere climalterante fino a 83 volte superiore a quello della CO2. Inoltre, il PNIEC dà ampio risalto ai nuovi rigassificatori di Piombino e Ravenna, nonostante questi impianti non siano ancora operativi e costeranno cari a contribuenti e consumatori. Non viene presa in considerazione la ridondanza delle infrastrutture di approvvigionamento, destinate a diventare sempre più inutili con il progressivo aumento delle fonti rinnovabili. Le associazioni criticano anche l’idea di sostenere nuovi impianti termoelettrici a gas tramite aste di capacity market, che va contro la tendenza verso sistemi di accumulo integrati con le rinnovabili.
Il Metodo Piombino nel PNIEC e ruolo della CCS
Viene espressa preoccupazione per il “metodo Piombino” definito quasi una best practice da estendere a tutto. Questa semplificazione estrema saltando tutti i passaggi che tutelano ambiente e sicurezza, solleva timori per la popolazione. Inoltre, le associazioni ambientaliste considerano del tutto ideologico il ruolo strategico attribuito alla CCS (cattura e sequestro del carbonio). Difatti queste sarebbero pratiche sperimentali, costese e funzionali solo a mantenere l’industria dei combustibili fossili.
Ruolo dell’idrogeno
Le organizzazioni ambientaliste ritengono improprio il ruolo assegnato all’idrogeno nel PNIEC. L’uso dell’idrogeno dovrebbe essere limitato alle fonti rinnovabili, poiché la sua disponibilità sarà limitata anche in futuro. Dovrebbe essere destinato solo a settori e ambiti che non possono essere direttamente elettrificati.
Trasporti e biocarburanti
Nel settore dei trasporti, si critica la mancanza di scelte chiare che permetterebbero di orientare in maniera utile le risorse energetiche per i differenti comparti. Nonostante gli impegni per la mobilità dolce e lo spostamento verso forme di trasporto più sostenibili, vi è preoccupazione per il previsto aumento dei biocarburanti, che potrebbe essere incompatibile con la disponibilità di feedstock sostenibili. Inoltre, l’utilizzo di questi carburanti non incide sul problema dell’inquinamento atmosferico, che causa in Italia circa 60.000 morti premature l’anno.
Apertura al nucleare di “nuova generazione”
Un aspetto grave e puramente ideologico è l’apertura al nucleare di cosiddetta “nuova generazione”. Le organizzazioni mettono in dubbio la fattibilità di queste tecnologie e sottolineano che non risolvono i problemi tecnici che da sempre affliggono il nucleare da fissione.
Trasparenza e partecipazione al PNIEC
Infine, le organizzazioni criticano la mancanza di trasparenza nel processo decisionale. La sintesi del PNIEC e il documento integrale non sono stati pubblicati sul sito del Ministero né trasmessi al Parlamento. Si chiede un percorso trasparente e partecipativo, nel quale la società civile possa esercitare il proprio ruolo di stimolo e contributo propositivo.
Il PNIEC è stato oggetto di critiche da parte di importanti organizzazioni ambientaliste. Le principali preoccupazioni riguardano gli obiettivi sulle rinnovabili elettriche, il ruolo del gas naturale, l’approccio alla CCS, l’uso dell’idrogeno, la mancanza di scelte chiare nel settore dei trasporti, l’incremento dei biocarburanti, l’apertura al nucleare di “nuova generazione” e la mancanza di trasparenza nel processo decisionale. Queste critiche sollevano interrogativi sul percorso di decarbonizzazione e sottolineano la necessità di un dibattito pubblico trasparente e partecipativo.